5 cose da vedere a Conca dei Marini

In ogni finestra il sole, da ogni finestra il mare“. In questo detto si riassume tutto il fascino del piccolo centro marinaro di Conca dei Marini, che dista poco più di 10 chilometri dal nostro boutique hotel. Sebbene sia uno dei comuni più piccoli d’Italia, ha tanto da raccontare e da offrire. Inserito a pieno titolo tra “I Borghi più belli d’Italia“, deve il suo nome alla particolare conformazione geografica a forma di conca ed è anche conosciuto come “Conca dei gradini” perché tutti i luoghi sono collegati da “scalinatelle”.

Cosa vedere a Conca dei Marini? Ecco la nostra lista delle 5 cose da non perdere!

La Grotta dello Smeraldo

La principale attrazione di Conca dei Marini è la Grotta dello Smeraldo, un’incantevole cavità carsica parzialmente invasa dal mare ricca di stalattiti e stalagmiti. Fu scoperta quasi per caso nel 1932 dal pescatore Luigi Buonocore ed è così chiamata per la caratteristica colorazione che assume l’acqua al suo interno, risultato del riflesso della luce solare che filtra attraverso una fenditura sottomarina. Il suo valore non è solo estetico ma pure scientifico, in quanto ospita specie marine molto rare. La grotta è raggiungibile sia via mare sia dalla strada statale 163 Amalfitana (tramite ascensore e scale) ma l’accesso avviene esclusivamente in barca.

La Torre del Capo di Conca

Tra le cose da vedere a Conca dei Marini non possiamo non menzionare l’affascinante Torre del Capo di Conca, detta anche Torre Saracena o Torre Bianca. Si tratta di una cinquecentesca torre di guardia che sorge in posizione isolata su un suggestivo promontorio. Fu fatta edificare da Carlo V per difendere il territorio dalle incursioni dei Turchi. Dopo la sconfitta dei Turchi a Lepanto, perse di importanza e fu anche utilizzata come cimitero fino al 1949. Un aneddoto racconta che un giorno furono viste due turiste americane inginocchiate davanti alla torre che pregavano Dio di essere sepolte lì, “nel posto più bello del mondo”.

La Chiesa di San Giovanni Battista

Foto © Travel Amalfi Coast by Travelmar

Merita assolutamente una visita la Chiesa di San Giovanni Battista, nota anche come Chiesa di Sant’Antonio di Padova (patrono del paese). La data della sua costruzione è incerta ma probabilmente le sue origini risalgono ai secoli XI-XII, quando fu eretta forse in stile bizantino per poi essere in seguito ampliata e trasformata nello stile romanico amalfitano. Posizionata su una rupe, domina dall’alto il borgo con la sua armoniosa facciata e il suo campanile con volta a cuspide ricoperta da piastrelle maiolicate. Da qui il 13 giugno parte la processione in onore del Santo Patrono. Dal piazzale antistante la chiesa è possibile godere di una magnifica vista sul mare.

La Chiesa di San Pancrazio Martire

Foto © Travel Amalfi Coast by Travelmar

Lungo via Don Gaetano Amodio si trova la Chiesa di San Pancrazio Martire. Come per la chiesa precedente, non è possibile precisare la data di costruzione ma da un documento si evince che esistesse già dal XIV secolo. Vi sono tre porte d’ingresso, al di sopra delle quali sono presenti mosaici di scuola ravennate rappresentanti San Pancrazio a destra, Sant’Antonio di Padova a sinistra e la Madonna del Carmine al centro. All’interno vi sono tre cappelle per lato: a destra quelle dedicate a San Gaetano, alla Madonna della Neve e a Sant’Anna; e a sinistra quelle dedicate al Sacro Cuore di Gesù, al Cristo Crocifisso e a San Raffaele.

La Chiesa di San Michele Arcangelo

Di una certa importanza è anche la Chiesa di San Michele Arcangelo, situata lungo via San Michele. Non si conosce la data di fondazione ma da un atto notarile si apprende che esisteva già dal XIII secolo. Al suo interno conserva un bell’altare del XVIII secolo, il pavimento originale dell’absidale e alcune pregevoli tele di scuola napoletana. L’altare maggiore è sormontato da una grande tavola raffigurante la Madonna del Carmine con San Giovanni Battista, San Michele Arcangelo e San Domenico, realizzata dal pittore Marco Pino da Siena, che fu figura di spicco e centrale nell’arte figurativa meridionale del Cinquecento.