5 cose da vedere a Scala

Nel cuore dei Monti Lattari, a poco più di 20 chilometri dal nostro boutique hotel, si trova Scala, il più antico centro abitato della Costiera Amalfitana. Stando alla tradizione, la cittadina sarebbe stata fondata nel IV secolo d.C. da alcune famiglie romane dirette verso Costantinopoli. La struttura urbana, tipicamente medievale, è concentrata intorno a 6 contrade: Scala Centro, San Pietro (anche detta Campoleone), Santa Caterina, Campidoglio, Minuta e Pontone. Il paese è ricco di monumenti rilevanti sia dal punto di vista artistico che storico. Inoltre, Scala rappresenta anche un buon punto di partenza per interessanti escursioni in montagna.

Cosa vedere a Scala? Ecco 5 cose imperdibili!

Il Duomo di San Lorenzo

Il monumento più importante e significativo di Scala è il Duomo intitolato a San Lorenzo martire, patrono della cittadina. Situato nel centro storico, fu edificato nell’XI secolo, anche se nel corso del tempo è stato oggetto di diversi interventi, passando dal romanico-gotico al rococò settecentesco. All’esterno la struttura mostra un’imponente facciata mentre l’interno è impreziosito da pregevoli opere d’arte. Di grande interesse è il riquadro maiolicato inserito nel pavimento, risalente al XIX secolo. Del complesso fanno parte pure due cripte, quella del Purgatorio e quella del Paradiso. In quest’ultima è conservato un suggestivo Cristo in legno dipinto del XIII secolo, molto venerato in Costiera.

I ruderi della Basilica di Sant’Eustachio

Foto © DiscoverAtrani

Tra le cose da vedere a Scala non potevamo non menzionare i ruderi della Basilica di Sant’Eustachio, dove influenze cristiane e islamiche s’intrecciano come gli archi dell’abside. La chiesa, risalente al XII secolo, fu costruita per la nobile famiglia d’Afflitto e dedicata al martire romano che ritenevano il loro capostipite. Sebbene ridotta allo stato di rudere, conserva ancora la sua maestosità grazie alla posizione dominante su uno sperone roccioso (da cui sovrasta il Monte Aureo e l’abitato di Pontone) e alle tre altissime absidi. I resti di una cripta e di diversi terrazzamenti arricchiscono l’impianto.

La Torre dello Ziro

Foto © Scala and Trekking

Nella contrada Pontone, su uno sperone di roccia che si protende verso il mare, si erge la Torre dello Ziro. Non si conosce la data esatta della sua costruzione. Le prime notizie risalgono al XII secolo, quando viene ancora chiamata “Rocca di San Felice”. La torre apparteneva ad una rete di strutture difensive disseminate lungo la costa per avvistare le flotte di Saraceni che giungevano dal mare. Un tempo era circondata da mura merlate, di cui si conservano delle tracce. Nel XVI secolo divenne tristemente nota perché vi fu rinchiusa e poi giustiziata insieme ai figli Giovanna d’Aragona, duchessa di Amalfi.

La Chiesa dell’Annunziata

Foto © Storie di Napoli

Nella contrada Minuta merita senza dubbio una visita la Chiesa della Santissima Annunziata, che sorge su un promontorio affacciato sulle scoscese pareti della Valle del Dragone. Risalente all’XI secolo, costituisce un tipico esempio di architettura paleocristiana con decorazione ad affreschi. Di notevole interesse è la cripta sottostante, a cui si accede attraverso una scala nella navata destra. Al suo interno si può ammirare un magnifico ciclo di affreschi di epoca medievale (IX-X secolo), in buona parte conservato. Il repertorio iconografico attinge ai temi di ispirazione bizantina.

La Valle delle Ferriere

Infine, gli appassionati di hiking e trekking non possono perdersi la Valle delle Ferriere, una tra le quarantuno riserve biogenetiche italiane. Si estende dal comune di Scala ad Amalfi ed è molto interessante non solo per la rigogliosa vegetazione ma anche per la presenza di reperti di archeologia industriale. Infatti, è così chiamata per i ruderi delle antiche ferriere e delle cartiere, in passato utilizzate per la produzione della pregiata carta di Amalfi. La valle, che ha conservato immutato nel tempo il suo microclima subtropicale, è attraversata da diversi sentieri escursionistici.

Foto in primo piano © Jensens – Wikipedia