Il Museo Diocesano di Amalfi
Il Museo Diocesano di Amalfi ha sede all’interno della Basilica del Crocifisso, ovvero il nucleo più antico del complesso architettonico del Duomo di Amalfi (noto anche come Cattedrale di Sant’Andrea). Raccoglie reperti della storia religiosa della diocesi, provenienti dal Tesoro del Duomo e dal territorio diocesano.
La basilica, intitolata prima all’Assunta, poi ai Santi Cosma e Damiano, prende il nome da un crocifisso ligneo un tempo collocato sull’altare maggiore. Fu costruita nel IX secolo sui resti di un tempio paleocristiano ma il suo aspetto odierno è il risultato di vari rifacimenti. L’attuale configurazione, a navata unica, è il prodotto di tre interventi significativi. Il primo, risalente al XIII secolo e finalizzato alla costruzione del Chiostro del Paradiso, richiese, per esigenze di spazio, l’abbattimento della navata sinistra. Il secondo, successivo alla riforma tridentina, comportò la demolizione della navata destra. L’ultimo, realizzato nella prima metà del XX secolo, è consistito in un complesso restauro che ha liberato l’edificio dalle sovrastrutture barocche.
Nel corso dell’ultima campagna di restauro, condotta nei primi anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, venne valutata l’opportunità di destinare l’edificio a finalità espositive. Il museo fu istituito nel 1995 e inaugurato nel 1996. Al suo interno sono custoditi argenti, paramenti sacri, croci e reliquiari appartenenti al tesoro della cattedrale, oltre a pregevoli sculture lignee e dipinti di varia cronologia e provenienza. Insieme ai pezzi esposti, fanno parte integrante del museo le colonne, i capitelli, i bassorilievi, le iscrizioni e gli affreschi che costituivano l’arredo dell’antica basilica. Nella zona absidale e presbiteriale è stato inoltre ricavato uno spazio destinato a mostre, convegni ed eventi.
Il pezzo forte del museo è una mitra con fastoso ricamo in oro e argento, pietre preziose e perline. Considerata tra le mitre più preziose ed antiche d’Europa, stando alle fonti documentarie, fu fatta realizzare dal vescovo amalfitano Andrea de Alaneo (1294-1319). Il fondo è ornato da circa diciannovemila perline orientali che descrivono motivi a fogliami di eleganza gotica. In titulo e in circulo sono applicate lastrine d’oro che recano gemme cabochon circondate da altre piccole gemme e perle mentre sul retro sono ancora in essere tre quadrilobi in oro con smalti de plique. Piccola curiosità: la mitra si trova riprodotta in un dipinto di Simone Martini, custodito nel Museo di Capodimonte a Napoli.
Di grande interesse è anche il paliotto in argento con la rappresentazione della Flagellazione e Crocifissione di Sant’Andrea eseguito nel 1711 dall’argentiere di corte di Carlo di Borbone, Lorenzo Cavaliere, per l’altare della cripta del Duomo. Si tratta di una tra le più significative opere dell’oreficeria barocca napoletana. Infine, tra gli innumerevoli pezzi esposti non possiamo non menzionare la cassetta reliquiario, intagliata in osso di bue sbiancato, realizzata dalla bottega degli Embriachi agli inizi del XV secolo. La cassetta, che conteneva le reliquie dei Santi Cosma e Damiano, riporta episodi dei miracoli e dei martirii a cui furono sottoposti i due santi medici: la flagellazione tramite fustigazione, la crocifissione con il tiro delle frecce, il tentativo di annegamento e la decapitazione.
Foto © Arnoldius – Wikipedia